IL CASTELLO DEI DUE MARI (2000) Un territorio di mari e fiumi, così Luigi Monardo Faccini nomina il Golfo di Spezia e le vallate lunigiane, scena e protagonisti, ad un tempo, di racconti di differente ritmo e medesimo respiro, intessuti nell’unico ordito de Il castello dei due mari. Una trama osmotica di terra e acqua che passa per infanzia ed età adulta, storia remota e storia recente, passione e politica. Trama segnata di genti e miti che, ostinati, nella scrittura reclamano e riconquistano un tempo, travalicano confini, dilatano geografie di mondi e pensieri. Trama che ora dilaga, ora comprime con passo di marea. Lo stesso con cui i personaggi entrano ed escono dalle pagine come dal cerchio narrativo di un cantastorie di piazza, che ripete e rilancia la stessa storia raccontata a modosuo da ogni personaggio.Oltre che nell’etimologia, nei toponimi1, nelle parole, anche nel suo, seppur diverso, “due mari”, Lerici, estremo orlo ligure, evoca quell’altro orlo estremo, a sud, da cui ebbe origine la Sicilia.1 La stessa etimologia di Lerici, in antico Ericis Golfos, poi Ericis Portus, si deve far risalire all’albero di leccio, chiamato eruk dai celto-liguri. L’affascinante antichità del nome di Lerici è resa ancor più attraente e misteriosa dalla coincidenza fra i toponimi liguri e i toponimi della Sicilia Orientale. Erice e Lerici, Entella e il fiume Entella, Segesta e il ligure Segesta Tigulliorum, il fiume Tellaro, presso Noto, e il borgo sull’estremità di levante della Liguria. Ellenico di Mitilene (VI sec. a. C.) chiarisce: gli Elimi, antico popolo mediterraneo iberico-ligure, “vennero tre generazioni prima della guerra di Troia dall’Italia, e precisamente dalla Liguria, in Sicilia”.(dalla prefazione di Costanza Ferrini)